Sull’io di Archiloco


Εἰμὶ δ᾽ ἐγὼ θεράπων μὲν Ἐνυαλίοιο ἄνακτος
καὶ Μουσέων ἐρατὸν δῶρον ἐπιστάμενος.

L’introduzione dell’io nella poesia lirica greca, attribuibile ad Archiloco (VII secolo a.C.) può essere intesa come la prima forma di racconto della propria esperienza e dei propri valori nella letteratura classica. “Io sono il servitore del signore Enialio e conosco bene l’amato dono delle Muse”. La guerra viene evocata nella figura di Ares legato alla dea Eniò, che personifica l’urlo furioso della battaglia, e il rapporto con la divinità è vissuto come quello fra servo e padrone. Suddito delle armi, Archiloco tuttavia non esaurisce in questa condizione la propria identità, è ben consapevole infatti dell’amato dono della poesia, che è anche canto, ed è mezzo per uscire dal legame severo del soldato con la guerra. Ed è amato dono, che non si acquista, non mercenario, come il servizio delle armi.