L’età verde – Mishima

“La seconda metà degli anni Quaranta fu l’epoca della normalità quotidiana. Tutti sognavano di vivere nell’agio. L’inflazione è quel fenomeno in cui il danaro cade in una sorta di illusoria, euforica eccedenza. Anche la proliferazione della carta moneta suscita “sogni di vita”. Tutti avevano perduto, a causa della guerra, il sentimento utopico di una durata nel tempo, e così coltivavano effimeri sogni, come frutti che dopo l’acquisto marciscono in un solo giorno, e avevano l’illusione di vivere in un periodo inimitabile. La grazia di quella fragile cartamoneta, che forse non avrebbe visto l’indomani, pareva la compagna di viaggio ideale per desideri che sarebbero durati lo spazio di un giorno. La cartamoneta lanciava sguardi ambigui, come una splendida fanciulla affetta da tisi a cui non rimanesse che poco tempo da vivere. La gente celebrava una forsennata “festa della disperazione”, ignorando che la disperazione, al contrario, è il sentimento più sereno che esista. Avevano ridotto persino la disperazione a un effimero e banale “sogno di vita”.”

Yukio Mishima, L’età verde, 1950.

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